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Nella seconda parte del seminario finale del progetto le riflessioni dei Vescovi

Nella seconda parte del seminario finale del progetto “Le Radici del Futuro 2” molti spunti di riflessione sull’importanza delle attività realizzate ed interessanti piste di lavoro per continuare l’impegno nelle zone montane e nelle “zone interne” (cioè più periferiche), testimoniando l’impegno della Chiesa locale per il  “bene comune”.

Qui breve sintesi degli interventi Vescovi delle tre Diocesi impegnate nel progetto:

-Mons. Giampiero Palmieri – Vescovo della Diocesi di Ascoli Piceno,

-Mons. Rocco Pennacchio – Vescovo della Arcidiocesi Fermo,

-Mons. Carlo Bresciani – Vescovo della Diocesi di San Benedetto-Ripatransone-Montalto.

Intervento del Vescovo Mons. Giampiero Palmieri

<<I temi e le parole che avete scelto per raccontare le attività progettuali sono importanti e significative: in particolare l’attenzione alla ricostruzione di legami.

Sottolineo che l’anno scorso l’assembra sinodale (composta da oltre 300 persone), riunita per scegliere il tema del quarto cantiere sinodale, ha scelto proprio il tema della “ricostruzione delle relazioni” come priorità per il cammino di tutta la Diocesi di Ascoli Piceno.

Ecco allora che ciò che è stato fatto all’interno del progetto “Le radici del futuro” ha avuto il merito di avere a cuore questa attenzione specifica, che è molto importante.  Le azioni del progetto sono state dirette alla ricostruzione delle relazioni: tutto il progetto si inserisce  pertanto, pienamente nel percorso che la nostra Chiesa e le nostre comunità stanno sviluppando in questi anni.

Il progetto, pertanto, si inserisce nel cammino diretto a ricostruire le relazioni nelle nostre comunità, soprattutto, con i ragazzi e  con le famiglie… Ecco allora io rinnovo il mio grazie personale per le attività realizzate.>>

 Intervento del Vescovo  Mons. Rocco Pennacchio

<< Anche io ringrazio tutti coloro che hanno operato nell’ambito del progetto.  Ogni volta che ci sono incontri di questo tipo rimango sorpreso dalla quantità e dal numero delle attività che vengono svolte nei progetti promossi dalla Caritas Diocesana e dalla rete Caritas. Queste occasioni sono importanti perché attraverso la condivisione e lo scambio possiamo avere un po in incoraggiamento ad andare avanti.

Prima di tutto (da parte mia) c’è uno stupore  per le tante iniziative realizzate e la passione e il forte coinvolgimento (che è emerso dalle testimonianze, dalle immagini e video). Mi ha colpito come, due Diocesi (quella di San Benedetto e quella di Fermo) hanno scelto due parole simili tra loro, per raccontare le attività realizzate.

C’è stata un’attenzione particolare a due parole: la parola “nuovi fermenti”  e la parola “generatività”, che sono due parole simili e sono parole che dicono, che… esprimono la logica del “segno”.

Essere segno è una caratteristica delle attività della Caritas. Mi piace ricordare e partire dal punto partenza del progetto, che è stato un investimento verso il futuro. Il punto di partenza di questo progetto e di ogni progetto Caritas è l’amore. Ogni progetto è una semina che porterà frutto nel futuro, e mi sembra che in questo progetto sia evidente l’impegno verso il futuro.

Un secondo elemento che mi sembra opportuno sottolineare è il forte l’impegno a favore di  bambini e  famiglie che sono state e che vengono accompagnate, per poi essere capaci di camminare in autonomia. Sottolineo, poi, che  è  importante la collaborazione con gli Enti Pubblici e proprio con la P.A dobbiamo collaborare attivamente, mantenendo il nostro ruolo di supporto e senza sostituirci.

Ringrazio per la capacità che è emersa nella presentazione e nella restituzione delle attività: queste iniziative di condivisione e di riflessione sono occasioni importanti che ci permettono anche di ricaricare le energie.

Ringrazio, infine, perché questo progetto con le sue attività ha avuto la capacità di creare legami e collaborazioni anche con altre associazioni, gruppi ed enti: anche all’interno della rete ecclesiale e non solo nella rete ecclesiale.>>

Intervento del Vescovo Mons. Carlo Bresciani

<< Il titolo del progetto è molto significativo: si parla di radici e si parla di futuro.  Leggendo il titolo viene subito in mente l’immagine dell’albero che produce frutti nel tempo.

Mi piacere sottolineare che bisogna curare le radici se vogliamo alberi che portano frutti. Abbiamo bisogno di radici profonde  e solide. L’albero solo se ha radici che sono forti,  può affrontare e stare di fronte alle tempeste, di fronte al vento, e superare anche le eventi straordinari (come ad esempio il terremoto o la pandemia).

Grazie alle radici stabili rimane la speranza. L’albero esprime il segno della speranza verso il futuro. Riflettendo sulle attività realizzate, alcuni spunti per una prima riflessione. Mi sembra che un elemento da sottolineare è la collaborazione  tra enti ed organismi e la creazione della rete tra loro. 

Un secondo elemento è sicuramente l’importanza della rete ecclesiale che esprime le radici di progetti come quello che è stato presentato oggi. 

Non dimentichiamo che le radici delle nostre attività sono anche religiose.  La ricostruzione ha bisogno di legami comunitari e di approfondire le radici, le motivazioni, che sono anche “religiose”. Dobbiamo alimentare le radici, perché sono alla base dell’impegno… perché alimentano le nostre attività e sono la linfa, che permette di produrre frutti.

Esprimo anche il mio personale ringraziamento verso i volontari e gli operatori che sono stati attivi nel progetto.

Un grazie anche a Caritas Italiana.

Un grazie alla Diocesi di Bergamo che con il suo sostegno testimonia ed esprime la vicinanza e la generosità di una Chiesa sorella.

Allora un grazie ed un incoraggiamento per il futuro: bisogna guardare al futuro con speranza. 

La speranza dà fiato al futuro, può dare una spinta verso andare verso il futuro. Investire la speranza verso il futuro, che è un futuro promettente, anche grazie alle iniziative che sono state presentate in questo seminario.>>

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